23 lug 2017

Il procuratore Pignatone: non mi arrendo, la mafia a Roma esiste

Il procuratore Pignatone: non mi arrendo, la mafia a Roma esiste: "Dopo la sentenza, parla il procuratore capo romano che non si sente sconfitto. Il mondo di mezzo è «un crimine organizzato». Il suo aggiunto Prestipino: faremo appello, è un sistema «ancora attivo»

La sentenza dei giudici del tribunale di Roma ha escluso l'associazione mafiosa per il sistema di corruzione nella Capitale gestito da Buzzi e Carminati. Ma adesso a parlare sono proprio gli autori dell'impianto accusatorio di Mafia Capitale, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e il suo aggiunto Michele Prestipino. «Non mi sento sconfitto. È crimine organizzato, noi andremo avanti», dice Pignatone in due diverse interviste sulla stampa, aggiungendo che «non si può accettare l'idea che a Roma la corruzione sia un fatto normale o addirittura utile». Ma è anche vero che «la sentenza ha riconosciuto la sussistenza di gravi fatti di violenza e corruzione in un contesto di criminalità organizzata, e ha inflitto pene altissime». Dunque «a Roma la mafia c'è». Ma il pocuratore capo dice di non sentirsi sconfitto: «È crimine organizzato, noi andremo avanti», anche perché «non si può accettare l'idea che a Roma la corruzione sia un fatto normale o addirittura utile».


Il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone


Il rincaro del procuratore aggiunto Michele Prestipino
Ad aggiungere benzina sul fuoco anche il procuratore aggiunto della Capitale Michele Prestipino che, sempre in un'intervista, sostiene che «la mafia a Roma esiste», come dimostrano le condanne degli ultimi due anni a Ostia, quelle dello scorso gennaio per il clan Pagnozzi di Roma sud e il sequestro, negli ultimi 7 mesi, di 1 miliardo di beni a gruppi commerciali ed aziendali anche legati alla mafia. Certo Roma - spiega - «non è paragonabile a Palermo, Reggio Calabria o Napoli, perché coesistono diverse organizzazioni». Ma per noi - ribadisce - «quel gruppo criminale si avvaleva del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e omertà. Non abbiamo cambiato idea». Ecco perché sembra certo il ricorso in appello, assicura, anche se «dovremo aspettare le motivazioni, poi valuteremo se e quali parti appellare»."

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